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Aquesto e uno zogo de butare uno in terra cum tuto lo cavallo zoe che lo magistro cavalcha dela parte dritta dello suo Inimigo, e buta lo suo brazo dritto per sopra lo collo dello suo cavallo. E pigla la brena delo so cacavallo[!] apresso lo morso, revoltando la testa dello cavallo in erto e llo suo debia speronare che lo suo cavallo cum lo suo petto fiera in gropa overo in gli fianchi del suo cavallo. E per tal modo cadera cum tuto[1] lo cavallo. Lo contrario de questo magistro che vole butare in terra lo suo inimigo cum tuto lo cavallo. Si e aquesto che subito quando lo magistro pigla la sua brena. Che ello debia butare lo brazo al collo per modo che fa lo quarto zugadore che m'e denanci per tal modo andera in terra.

Aquesto e uno zogho de tore la brena dello cavallo dela maane[2] delo compagno per modo che voii vedite aqui dipento, lo scolar quando ello se scontra cum uno altro da cavallo, ello gle cavalcha dela parte dritta, e butagli lo suo brazo dritto per sopra lo collo del cavallo, e pigla la sua brena[3] apresso la sua man sinistra cum la sua man riversa. E tra la brena delo cavallo dela testa. E aquesto zogo e piu seguro armado che disarmado.

Aqui sono tri compagni che volemo ferire aquesto magistro lo primo vole ferire sotto man che porta sua lanza a meza lanza l'altro porta sua lanza a restada a tuta lanza, lo terzo lo vole alanza cum sua lanza E si a de patto che nesuno non debia fare piu de uno colpo per homo, anchora debano fare a uno a uno.

Vegna a uno a uno chi vole venire, che per nesun di qui non per partir. Anche in dente de zenghiar sono posto per aspetare, quando la lanza contra me vignira portada overo de man zitada, subito io schivo la strada zoe che io acresco lo pe dritto fuora de strada, e cum lo stancho passo ala traversa rebatendo la lanza che mi vene per ferir. Si che de mille una non poria falir. Aquesto io fazo cum la chiavarina cum bastone cum spada lo faria. E la defesa ch'io Fazo le contra le lanze contra spada contra bastone aquello faria li mie zoghi sono di dredo, guardagli ch'io ven prego.
  1. Corrected from "i"; probably intended to be a "u", but looks like an "a".
  2. Overwritten and difficult to decipher.
  3. Written over a previously-effaced word that can't be deciphered.