Et questi sono coloro, che sanno ben parlare di questa scientia, ma non la sanno insegnar ad altri; ne sono da se atti a metterla in esecutione. Altri dopo questi, sono quelli, che hanno una semplice prattica di essa scientia. La quale per se la mettono in esecutione; ma non hanno theorica, ne lingua, di saperla altrui insegnare. Questi tali sono solamente buoni per se, man no per altri. Altri sono ultimamente, che hanno il dono, et l’uso insieme di esso dono: et questi sono quelli, che con la theorica, congiunta con la prattica; sanno mettere questa scientia in esecuttione per se: et la sanno con bel modo, et ordine, ad altri anchora insegnare; come ella va veramente insegnata. Et questo ultimo dono; senza comparatione; piu perfetto de gli altri duo sudetti. A. R. Mi ha sommamente sodisfatto questa vostra distintione, ma vorrei anchora sapere, et che lo mi dichiaraste, che vuol dire, che alcuni biasimano il parar le coltellate; alcuni biasimano le finte; altri lodano in manopolare; o vogliamo dir, batter la punta della spada con la mano; altri il giocar discoperto: alcuni dannano la frequentia del ferire di taglio; alcuni altri il giocar in passo. La onde, percioche queste tante, et si diverse opinioni, mi mettono il cervello a partito, et mi lasciano inresoluto; vorrei volentieri sapere quale sia intorno di cio la vostra opinione: perche a quella mi attenero; et prestero in dubitata fede: sapendo che la vostra scientia in cotale professione, e scientia di mera verita: et non di corrotto abuso. LOV. Son contento di risolvervi brevemente questa questione; et a ciascuno di questi dispareri dare la sua dichiaratione. Et prima dico, che non e cosa da comportare, ne da sentire: che il parar le coltellate sia giamai da biasimare; anzi egli e da esser grandemente lodatto. et imperoche nessuno non sara giami sicuro in questa scientia, se egli non sara buon patrone. et benvero, che tutte le coltellate non sono da pararsi; come sono le lontane; le quali non vengono alla vita: ma si ben quelle che vengono alla vita: et spetialmente quelle, fatte con la ragione della trovata della spada; perche questa necessariamente son la de esser parate, se non vogliamo pararle con la vita istessa.
Oltra di questo, le finte medesimamente non si debbono biasimare, ma sommamente lodare. Percioche. Quantunque la finta non sia quella, che dia la botta; ella e pero quella, che discoprisse, et fa la strada alla botta. Il perche io concludo, che chi non sa ben fingere, et dalle finte difendersi; ha poca intelligentia di questra nostra scientia. Ora per rispondere a quelli, che laudano il batter la spada con la mano; a questi tali rispondo con una ragione, a questo modo; Et prima dico loro, che il sapere ben manopolare; che il medesimo che batter la spada con la mano; sia da biasimare; questo non diro io giamai; anzi il lodero sempre, mentre che egli si faccia sicuramente, ma biasimero bene il soverchio uso di quello. Conciosia cosa, che in questa scientia: o per dir meglio prattica, di batter la spada con la mano; non e cosa lodevole, ne sicura; la molta frequentia di quella, come si puo a buona esperientia ogni giorno vedere. Perche molti per tal frequentia, sono restati stroppiati della mano; et molte fiate anchora occisi: