A.R. come, no e la natura quella, che ci insegna a tener la spada in mano, et a maneggiarla? Lo: Signor, no che no e la natura, mai maestri di questa arte, che cio ci insegnano; come vi ho detto. AR. Oh non vediamo noi tutto di molti saper tener la spada in mano; et maneggiarla, senza haver cio appreso da maestri? LO. Questo e vero; nondimeno il tener ben la spada in mano; et con essa esercitarsi; se non e fatto, secondo la ragione di questa scientia; non si puo dire, se non impropriamente, che quel tale sappia ben tener la spada in mano; et ben maneggiarla. Per tanto bisogna che cio ci sia mostrato da maestri di questa arte.
A.R. Donde procede questo? LOV. Questo procede, perche la natura, non e stata cosi cortese a noi, come a gli altri animali; i quali subito che sono nati, senza difficulta si volgono allo operare; come vediamo tutto di per esperientia. Imperoche il Cagnuolo subito nato; se egli sara gettato nell acqua cosi di subito si mettera a nuotare, et altri animali incontanente che nati sono, stanno, et caminano; cosa che non fa l’huomo, il quale subito nato, per molti mesi inutile allo operare, stassi legato nella culla; covaghiti, et co pianti, dimostrandoci apertamente, come la conditione dell’huomo e molto piu infelice, et misera di quella, di tutti gli altri animali. Bisogna adunque come si e detto, imparare da maestri, et dal saper loro, a tener ben la spada in mano. Et per dire horamai a V.S come si dee tener la spada in mano: dico che la spada si deve fermare ben in mano; facendo che i duo diti ultimi piccioli, vadano a basciare appresso alla palma della mano: et il dito secondo, dopo il grosso; vada a traverso del traverso della guarnitione di essa spada. serrandolo ben forte con la guarnitione: et dapoi mettere il dito grosso addosso alla spalletta della spada. Peroche la spada cosi stara piu forte in mano: ne sara facilmente sforzata nella mano, di chi talmente se l’havera acconcia in mano. Appresso, poi che la spada si sara ben posta in mano: chi debbiamo appresentare in guardia o di dentro o di fuora la qual guardia di fuora, noi chiamiamo guardia di tutta coperta; si come quella di dentro, dimandiamo guardia di meza coperta. Ma perchioche i detti nomi non sono suoi propry, io ho piu tosto voluto dimandare le due sudette guardie, sotto questi duo altri nomi; molto loro piu propry, et convenienti, delli sopradetti: cio e guardia di dentro, e di fuora. Conciosia, che la guardia di fuora, dimando io quella, che si appresenta col filo buono voltato fuora della vita: dopo la spalla dritta: et cosi perche la fermata e tutta fuora della vita: et pero ella e da me dimandata guardia di fuora: in luogo di guardia di tutta coperta. L’altra guardia poi di dentro, io cosi la dimando; perche la guarnitione della spada, la metto giusta all incontro della spalla stanca: et anchora perche la spada stassi dentro della vita; et non di fuora. Per queste ragioni io dimando questa guardia; guardia di dentro; tanto piu che il filo buono della spada, ha da stare al contrario dell’altra guardia; cioe voltato in filo; per scontro alla detta spalla stanca, come in tanti miei disegni si potra benissimo vedere. Vi aggiungo questo avertimeno.