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dell’altre: cosi nella guerra, come nella pace rettamente si governarono. Cosi si legge, che il Grande  
 
Alessandro non mai scompagnava dalle sue piume del letto, il volume de’gesti d’Achille, ed il forbito  
 
acciaio del suo tagliente ferro. Cesare portava sempre al suo canto due sergi, uno col libro de suoi  
 
Commentari, e l’altro con la Spada. L’Imperador Federico a tal fine alzo per sua impesa una Spada  
 
appoggiata ad un libro, col motto. (''Hic regit, illa tuetur.'') volendo accennare, che sia sostentato il  
 
governo de’Regni dalla dottrina de’libri, con la difesa dell’armi. Seppero ben additar tutto cio gli  
 
antichi nelle lor false deita, celebrando le prodezze di Marte nella guerra, e l’eloquenza di Mercurio  
 
nella pace. Quindi io havendo con molta fatica, con la guida de’migliori Scrittori, e con la scorta  
 
dell’esperienza compilato il presente libro dell’Arte, e Scienza della Scherma, ch’e tanto bisognevole in
 
una ben composta Citta, quanto ogn’un sa; essendo essa indivisibile, anzi principale ornamento  
 
de’Cavalieri, e Gentil’huomini, di qual’altro degno personaggio insignir doveva la Dedicatione di  
 
questo libro, che con quel riguardevole di V.S. Ill. La quale nel piu bel fiore della sua gioventu, ha  
 
saputo piu arrichirsi con l’unione cosi pregiata della prerogativa dell’Armi, e delle Lettere; nelle quali  
 
riporta lode non ordinaria della spada, e dalla penna; e con l’una, e con l’altra sa rendersi glorioso nel  
 
Choro della Nobilta di Palermo. Anzi osservo io, che ella di questi due encomi si mostra a ragione  
 
seguace de suoi Nobilissimi Antenati, i quali si son resi cospicui cosi nell’armi, come nelle Lettere, uno
 
de quali fu quel memorabile Auo di V.S. Ill, il Marchese Don Antonio, che qual prode Cavaliere non  
 
solo scaccio dalle sue riviere di Spaccafurno i Barbari, ma spesso ne riporto il trionfo, con la presa di  
 
molti schiavi; non lasciando anco la virtu delle Lettere, come liberal Mecenate di quelle. Gran lode  
 
dunque e stata de'suoi l’acurezza del brando, e della penna, giuntamente con lo splendore della  
 
chiarissima Nobilta della sua Prosapia Statella, la quale riconoscendo
 

Latest revision as of 02:27, 1 September 2025

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ALL’ILL: SIGNORE D. FRANCESCO STATELLA, ET CARUSO MARCHESE DI SPACCAFURNO SIGNOR DE' CASTELLI MONGIALINO, E MONTEGAFFURI, Barone della Callura, Signor della Secretia Vecchia della Citta di Tauromina,

E GRAN SINISCALCO PER SUA MAESTA CATTOLICA in questo Regno di Sicilia.

FURONO sempre le Armi, e le Lettere, il sostegno delle Republiche; onde i Prencipi adorni dell’une, e dell’altre: cosi nella guerra, come nella pace rettamente si governarono. Cosi si legge, che il Grande Alessandro non mai scompagnava dalle sue piume del letto, il volume de’gesti d’Achille, ed il forbito acciaio del suo tagliente ferro. Cesare portava sempre al suo canto due sergi, uno col libro de suoi Commentari, e l’altro con la Spada. L’Imperador Federico a tal fine alzo per sua impesa una Spada appoggiata ad un libro, col motto. (Hic regit, illa tuetur.) volendo accennare, che sia sostentato il governo de’Regni dalla dottrina de’libri, con la difesa dell’armi. Seppero ben additar tutto cio gli antichi nelle lor false deita, celebrando le prodezze di Marte nella guerra, e l’eloquenza di Mercurio nella pace. Quindi io havendo con molta fatica, con la guida de’migliori Scrittori, e con la scorta dell’esperienza compilato il presente libro dell’Arte, e Scienza della Scherma, ch’e tanto bisognevole in una ben composta Citta, quanto ogn’un sa; essendo essa indivisibile, anzi principale ornamento de’Cavalieri, e Gentil’huomini, di qual’altro degno personaggio insignir doveva la Dedicatione di questo libro, che con quel riguardevole di V.S. Ill. La quale nel piu bel fiore della sua gioventu, ha saputo piu arrichirsi con l’unione cosi pregiata della prerogativa dell’Armi, e delle Lettere; nelle quali riporta lode non ordinaria della spada, e dalla penna; e con l’una, e con l’altra sa rendersi glorioso nel Choro della Nobilta di Palermo. Anzi osservo io, che ella di questi due encomi si mostra a ragione seguace de suoi Nobilissimi Antenati, i quali si son resi cospicui cosi nell’armi, come nelle Lettere, uno de quali fu quel memorabile Auo di V.S. Ill, il Marchese Don Antonio, che qual prode Cavaliere non solo scaccio dalle sue riviere di Spaccafurno i Barbari, ma spesso ne riporto il trionfo, con la presa di molti schiavi; non lasciando anco la virtu delle Lettere, come liberal Mecenate di quelle. Gran lode dunque e stata de'suoi l’acurezza del brando, e della penna, giuntamente con lo splendore della chiarissima Nobilta della sua Prosapia Statella, la quale riconoscendo