Peroche cosi facendo si puo con facilita serrare il nimico, et investirlo di punta. A.R. Questi vostri avisi, sono tutti ottimi, non che buoni; contra la disciplina di questi cosi fatti giocatori: i quali si lasciano da loro cosi poco ragionevoli pareri. Ma io non contento di cio, vorrei di piu sapere, se fosse possibile; come sia l’arte vostra cosi sottile, et eccellente: che tirandovi il nimico delle coltellate: siavi pur esso quanto si voglia vicino; et esse sue botte gagliarde et leggiere; che elle, non tanto non vi fanno mai rendere la spada; ma parche diano sopra di un incudine. Oltre che non vi possono mai toccare la guarnitione della spada: cosa degna veramente di molta maraviglia: et tanto maggiormente, quanto che voi in tal caso, non perdete mai campo; anzi vel gadagnate. LOV. La vostra dimanda, signor mio amatissimo; fattami intorno al far morir le botte, con cosi fatto modo: et a difendere sempre la guarnitione della spada, percioche e cosa di grandissima importanza; come quella chesi appartiene alla perfettione di questa scientia: So desiderarei, con buona vostra gratia; differire in altro luogo; dove credero di aprirvi distintamente tutto il buono, et bello, di cotesto mio secreto. A.R. Fate come vi piace, il mio virtuosissimo Vs. Giovan Antonio, imperoche io, non meno in ogni altro tempo, che in questo, havero caro d’intendere questo vostro bellissimo, et rarissimo secreto: Ma perche io ho veduto nella lettera deddicatoria a S.M. Christianissima, che voi havete in animo di comporre un altra opera: mi sarebbe, oltra modo grato, di sapere di che trattara tale opera: poi che in questa, che siete al presente, per indrizzare alla prefata. Mta si tratta di questa scientia; in tutte quante le sorti di arme. LO. Signor mio; ho pensato di fare un libro; nel quale con le sue figure; io mostrato tutte le fermate, che communemente sogliono usare, primieramente i Signori Francesi; gli Spagnuoli; i Portoghesi, Romani, Napolitani, Fiorentini, Bolognesi, Ferraresi, Mantovani, Savogini, Modonesi, et altr nationi. Discorrendo in esso mio libro tutti i fondamenti che essi fanno; et le ragioni che adducono sopra tali loro guardie, et all’incontro delle loro, vi mettero le mie fermate: dicendo contra delle fermate loro, quale sia il mio parere. Talmente che tutta la fatica che io ho fatto, et quanto in ventiduo anni ho acquistato; che mi sono esercitato in questa professione; voglio; quanto a me sia possibile; che nel mio detto libro distesamente si veda, et comprenda; la qual opera credero fermamente che alla prefata S.Mta non debba esser discara. A.R. Questa di vero sara una fatica molto singolare, et degna. Et per aventura non piu mai veduta. LO. Sia adunque lodato il datore de tutti i beni; Il quale co i santissimi raggi della celeste sua gratia, mi ha dato sopra ogni mio merito; questo tanto di lume. AR. Ditemi qual e la prima cosa, che debba sapere colvi che vuole intendere questa vostra scieza. Lo. La principal cosa che debe sapere colvi che vuole intedere questa scieza, e il be saper tener la spada in mano: et questo, bisogna che noi lo impariamo da maestri di questa scieza.
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