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Page:Duello, libro de re (Paride de Pozzo) 1521.pdf/193

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drea dice che la nobilita per natura sie quella che adorna lanimo de l'homo de virtu, alchuni sono nobili per privilegio, et questa e la nobilita che dice Bartholo (come habiamo detto) ma in ogni nobile la virtu e quella che adorna la nobilita, et gli vicii obscurano. Et impero dice la Politica, quello e nobilissimo elquale e bono, et secondo Tullio l'homo virtuoso con la sua virtu si prepone alli suoi maggiori, et alhora fa havere principio de memoria e piu digna cosa esser felice per propria virtu e bon costumi che per la opinione deli antecessori, et piu laudabil cosa esser principio di nobilita in li descendenti, et posteri, et essemplo di virtuin loro che hebbe esso principio, o mezo, o fine de nobilita, et Boetio scrive che alle degnita vene honore dalla propria virtu, et non vene honore dalla dignita alle virtu, ma la nobilita de natura non fa accetto lo nobile a Dio, ma la virtu suo, et nobilitante venire alla nobilita, et scrive Valerio di Gneo Scipione figluolo di Affricano magiore qual fu quasi monstro attenta la vita del patre, dallaquale si degenero, et impero si debbe reputare vilissimo quello che sera di grande honore se non superera gli altri in virtu, per laqual virtu, et per la ragione de sangue ne habiamo favorire, et il vero ornamento de l'huomo non e la dignita de gli antecessori nel splendore de gli vestimenti, ma le virtu, et bon costumi secondo che se scrive nel Decreto, et impero la vera nobilita consiste ne la scientia, et in le virtu et bon costumi, che dele virtu et de gli vicii de li patri non si dobiamo laudare ne vituperare ne far obscurio chiari, et scrive Policrato che la nobilita, e sola, et unica virtu, lume del claro sangue, et secondo Salustio, meglio ehavere parturita la nobilita che havere corrotta quella nobilita che havemo delli patri. Et Augustino scrive a Iuliana donna virtuosa che la nobilita, et opulentia delli antecessori e loro, et non e tua, et questo ferma la lege che quello io acquisto per propria virtu e piu mio che quello che me vene dalli mei predecessori, et per ho piu degna nobilita e quella che a acquistata per propria virtu che quela che vene dalli patri, della quale loro sono da laudare, et summa nobilita e quella che vene dale chiare virtu, donde e piu essere nobile per virtu propria che per li antecessori senza tua virtu, et sempre sie da venire a la virtu che non se pol dir nobile per natura, o per sangue se non glie la virtu mista con la nobilita per natura, o per sangue per privilegio, per scientia et per virtu, lequal sonno necessario ad ogni nobilita per esser nobile, pero piu degno l'huomo nobile per la propria virtu. Et da le sopradette auttorita seguita una conclusione che gli figlioli de li dottori de legge liquali viveranno in virtu, et bon costume, et come nobili potranno combattere con gli homini nobili di natura, et non potranno essere refutati per causa de patri non sieno stati nobili per natura, ma per scientia, et per virtu che loro patri forono nobilissimi, perche la scientia sie nobilita (come di sopra habbiamo scritto) et non solamente questi dottori sonno nobilissimi, ma habbiando letto in studio per vint'anni uno dottore de legge si appellara conte, et la legge da privile gli de conti, et etiam quelli dottori liquali finito l'offitie delle advocatione loro essercitato per longo tempo non lo essercitando piu sono clarissimi, et hanno honore , et titulo de conte, et imperho loro figli seranno nobili poi che li loro patri forono nobilissimi, anchora seranno questi tali figli nobili di sangue, che sonno nati di sangue, nobile paterna ch'el patre fo nobilissimo, et la natura paterna non se pole immutare, et li privilegii paterni passano al figlio[1]

  1. The body of text depicted here in red is absent from the orginal scan or partially undreadable. Here is thus reproduced the missing part as found in the posterior 1544 edition.