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Page:La scherma illustrata (Giuseppe Morsicato Pallavicini) 1570.pdf/22
Tunicati ancora i Gladiatori chiamavansi, perche con una certa Tonica vestiti, s’esponevano alla pugna; al dire di Marcello, appo il Testore, Tunicati Gladiatores descendebant in arenam, Tunica induts, quod vesimentum est sine manicis; per essere piu pronti alle difese, de offese; Da qui Giovenale, nella satira 2. disse, Vicit, et hoe monstru Tunicati Fuscina Gracchi, e siegue il Testore: Hic Gracchus nome est Gladiatoris.
Finalmente per non rendermi prolisso coll’infinite eruditioni; i Gladiatori pur si chiamavano Bustuarii, perche ad honore de’Defonti; inanzi i sepolcri di quelli combatteano; Bustuarii dice Ravisio Testore, qui ante sepulcra in honorem Defunetorum digladiabantur: vocabantur Bustuarii; pero Cicerone in orat. Contra Pisonem, disse; Si mihi cum illo Bustuario Gladiatore, et secum et cum Collega suo decertandum fuisset.
I Gladiatori in fomma, cioe della dotta Scherma i Maestri, sempre sono stati in grande stima, per essere necessarii non meno, che il Pane alla Republica; mentre senza la difesa del proprio, e l’offesa contro a’Ladroni, nessuno potria mangiare securamente il suo pane, en dormire al suo letto.
E perche s’esperimenta piu valoroso un esperto Schermitore, che dieci homini, i quali non fanno di combattere l’Arte; la quale aggiunge pure vigore, e coraggio; onde supposta una pari animosita: riuscita vittorioso il debole regolato, che’l robusto senz’arte.
Percio sempre nella nostra Felicissima Citta di Palermo s’ha fatto professione di schermire, e s’hanno tenuto, molte scuole di scherma; per essere ben istrutta la Gente al maneggio dell’Arme; stimandosi dotti, e valenti Maestri Schermitori, con antichissima, ed immemorabile consuetudine; per mantenere l’honorevole grido, dell’esperimentato Adagio, da moltissime storie riportato: Siculus Miles. Soldato, Combattente Siciliano; di cui ne viene principalmente fregiato Palermo Capo, e Metropoli della Sicilia.
Onde sopra le Consuetudini del Senato Illustrissimo Palermitano scrivendo il Iurisconsulto Mario Muta al cap. 72. nel num: 23, dice Igtur cum intentio nostra consuetudinis sit prohibere tantum ludos Taxillorum, et perditionum, non intelliguntur ob id alli prohibiti, et maxime ludus Gladiatorum, et ob id Magistri, ut dicitur Discriminis, permissi sunt in Urbe; cum sint utiles Reipublica; Imo officiales possunt cogere Iuvenes: ut diebus etiam Feriatis, hanc Artem exerceant, et addiscant, prout declarat Chassaneus in Cathalogo Gloria Mundi, par: II. Confid: 52 In tantum, ut si in tali, vel similis ludo, ob Civitatis Consuetudinemo permiso, alter alterum interficiat, excusationis ab homicidii pena dignus esi, ut per Rom sing: 19 Hyppol: de Marfil: cons 90. N.7.
E la ragione fondamentale dell’Impunita si e, perche colvi, che sta Schermendo, e colpisce con effetto di morte: dona opera, ed attende a cosa bona, lecita, honesta, utile, e dilettevole nel profitto dello Schermire: dunque la Morte, che da tale esercitio, qualche vlta forse succede: e cosa accidentale, oltre l’intentione, e disgratiatamente; a ragione dunque, non e punibile: Del che si cava l’antichita, la Necessita, la Nobilita, la Bonta, l’Utilita, e la grande stima della Scherma, e de suoi periti Maestri, che con la lor arte, conservano le Republiche, e mantengono vivo, ed aumentano delle Genti il valore.
E perche hoggo (col ritrovato degli Archibuggi, e simili artificii militari) e altre ancora il modo di guerreggiare: