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Page:MS Italien 959 53v.png
Terentiano, con tutto che Fortunio gli havesse battuto la spada, col non si haver lasciato portar fuora di tempo, hebbe quel dritto parato.
Fortunio di novo torna a battere col medesimo modo la spada nimica; et subito battuta, in luogo di un dritto, lascia al nimico un roverso, verso il braccio dritto della spada.
Terentiano per haversi lasciato battere, essendosi portato al quanto fuora di tempo, a gran pena puote parare quel roverso; nondimeno esso fu cosi presto a voltar con giustezza il filo buono, che hebbe quella botta con ragione parata.
Fortunio allhora havendo veduto, che le sue botte di coltellate non gli erano riuscite; pensa di tirarle medesime botte: radoppiandole, et ingannandole verso la testa nimica. Poscia in uno instante muta proposito, di cio non fare: sapendo che lo aversario suo, era molto dotto nella scientia della spada; et ottimo schermitore, et paratore; et che pero non gli haveria potuto fare, nocumento alcuno. Percio comincia a finger di voler di novo battere; et poi non batte la spada nimica; ma cerca di entrare di punta per di dentro.
Terentiano di cio accortosi, contra la finta della battuta, ando inanzi per investire Fortunio in quel tempo di punta. Ma havendo Fortunio scossa la spada; et entrato di punta, si volto subito con un canso di vita; et con molta leggiadria, paro quella punta. Et qui fini il loro contrasto; havendogli il Signor del Campo, partiti: et per valorosi huomini sommamente commendati.