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Page:Duello, libro de re (Paride de Pozzo) 1521.pdf/47

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Attento che si como sopra havemo dicto che la disciplina dela militia fo con grande religione ordinata, & alexandro in libro de bono Imperatore dice, che Dio è propitio ad quello che se move con justitia nelo combattere, che fermamente possono sperare Dio gli essere adjutore; & gli cavalieri che con ragione combatteno, senza dubio più animosi nela battaglia se ritrovano, & essendo senza jusittia provocati monstrano più virilità, & sarà lo contrario adoperato per quelli liquali credeno injustamente combattere che sempre Dio per adversario se trovano adirato; havendono questa sola suspitione de combattere contra justita, senza altra paura facilmente con morte loro saranno superati; & dice anchora Onexandro che lo imperatore provocatamente, & non voluntario ala battaglia se debbe conducere cercando sempre cose juste; & quando se le vedesse denegare non potendo comportare la nequitia se debbe inanzi a Dio, & ali homini protestare, & honestare primo che ala battaglia se conduca, dicendo a quella contra sua volunta essere conducto non per alcun detrimento; ma solo per sua justitia defensare. Et Livio dice nel primo libro ad urbe condita che le battaglie se debbeno fare con religione, & protestatione, & non per usurpare la robba d'altrui; ma per la sua propria ragione conseguire; dove seguita che quelli soleno de continuo vincere; & in caso chel contrario intravenesse. Dice la Decretale che per li altri peccati veneno li desastre, & l'adversitate. Et proprio dice che quello che ha justa causa de combattere sempre gli cresceno le forze, & altri cavalieri che