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Page:Duello, libro de re (Paride de Pozzo) 1521.pdf/62

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cosa che la iustitia e dicta che debbe stare, & essere iusta & equale; & non dare desavantagio alo rechiesto, quale per forza ala battaglia e stato tirato. Debbe pero havere electione dele arme, del loco, & delo iudice; per respecto che se quello ilquale provoca il suo inimico nel combattere havesse arbitrio, & potesta elegere la via dele arme, lo iudice, il loco, & le arme, & tutte le cose necessarie ala battaglia senza dubio il rechieditore de ognui impresa saria vincitore, quando non ce intravenesse divina potentia, che potria elegere le arme nelo combattere ad epso habele de operare, & alo inimico incongrue, & non supportabile; potria elegere iudice che sempre in suo favore se adoperasse, & in disfavore del inimico; potria elegere loco con suo avantagio, & del inimico desavantagio; & cosi de ogni battaglia veneria a essere vincitore, & per questo se debbe attendere ala commodita del rechiesto, per modo che senza desavantagio de nissuno con equalitate de tutti venga a essere moderata, che per iusto iudicio de battaglia se debia la differentia diffinire; dove secondo la opinione deli cavalieri armigeri Dio monstra de continuo la sua iustitia; anchora per stile de arme, & consuetudine de Cavalaria communemente alo rechiesto se concede per termine comppetente sei mesi se habia a preparare, & resvigliare le adormentate forze, exercitandose nele arme, & trovare lo iudice, & lo loco per commune commodita senza gravezza, & iniuria de nissiuno la battaglia se possa equalmente compire per honore deli Cavalieri, & per experimento dela veritate.