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Quando se intrano doi in campo per combattere a tutta oltranza, & luno fugge, & e preso, si el nimico suo lo potra dapo offendere in potestate dello officiale. Capitulo IIII.

Essendo intrati in liza doi cavalieri per combattere a tutta oltranza, deliquali uno per dubito de non perdere la vita; scordatose delo honore vilmente se fugito dal campo, quale era designato con aratro, perloquale fuga dono cagione al suo inimico che audacemente lo seguesse con lo iudice dalquale fu preso, e stando in potere del officiale lo inimico per seguitatore impetuosamente de molte ferite dono al fugitivo preso; & oltra le percosse dimandava in favore del suo, honore la sententia. Mo se dimanda si iustamente e stato offeso quello loquale fugendo impotere, & in presentia del iudice e stato dal nimico ferito. Onde per volere declarare quello che per iustitia se debbe determinare, la sententia e questa; che lo vincitore e quello a chi la campo e rimasto. Ma havendo battuto il suo nimico preso in potere delo officiale, non l'ha possuto iustamente fare. Attento he era in persentia delo officiale, loquale assecura ogni delinquente de non potere essere offeso dal suo inimico tanto piu, quanto che in potere dele sue braccie era pervenuto; per lege civile se dispone che essendo uno sbandito per delicto de rebellione; & fosse un certo premio offerto a chi volesse quello amazare, & posto che in potere delo officiale preso se retrovasse per iustitia non se pote piu offendere fin che nele forze, &