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Page:Gran Simulacro dell'Arte e dell'Uso della Scherma (Ridolfo Capo Ferro da Cagli) 1610.pdf/31

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CAPITOLO VII.

Della vita.

67 NELLO stare in guardia & nel cercare la misura la vita vuol essere piegata e pender a dietro a scarpa, sì che l’angolo che fa con la coscia dritta a pena apparisca & la coscia manca venga a fare un angolo ottuso, sì che la spalla manca alla linea del piè manco risponda & la dritta giustamente spartisca per il mezzo il passo della guardia.

68 Nel ferire la vita si spinge innanzi, sì che la coscia dritta con la vita formi un angolo ottuso & la punta della spalla risponda alla punta del piè dritto, e la coscia & gamba manca si porti innanzi a traverso in linea obliqua, talmente distesa che la spalla manca divida per il mezzo il passo che si fa.

69 E quando si va a ferire, la vita vuol esser spinta innanzi in linea dritta, sì che per la diversità del ferire di fuora & di dentro, pendendo alquanto più dall’una che dall’altra banda, levi pochissimo dalla linea dritta.

70 Il fine perchè la vita stia così piegata è questo: prima, perchè in questo modo più si allungano e più si cuoprano & meglio si guardano & difendono le parti che si possono offendere, perchè un bersaglio quanto più è discosto, tanto più è difficile a ferire; di poi, così, nel ferire si portano le botte più lunghe, più preste & più gagliarde, chè quanto più l’offese vengono da lontano, tanto più sono sicure & migliori.

71 Oltre alla piegatura della vita & della sua forma che prende nel mettersi in guardia, nel cercar la misura & nel ferire, si considera similmente il suo scanso, il quale leva della larghezza sua, sì come la piega diminuisce & restringe la sua altezza.