gnandosi lo spalto; & per conseguente s’arriva alla fossa; & perche la vera offesa è quella, che si fa, quando siamo sicuri di non esser offesi, si debbono tirar le corde, & far le trincee: poiche sicuri con questa via, & coperti s’aviciniamo alla fossa.
Cosi noi, mentre che offenderemo il nostro contrario, sempre faremo col nostro pugnale un semicircolo in moto, il quale ci difenda il nostro corpo.
La trincea dominerà l’angolo del Bellouardo in dentro, accioche non sia imbroccata: deue anchora esser breve, accioche il nemico, scoperta la volontà del suo contrario, non habbia tempo da provedersi alla difesa.
Cosi se il nostro nemico cercasse coperto di dominarci la spada, ò il pugnale, (poiche le mani, che sono i nostri Bellouardi, sono mobili) non lo permetteremo: anzi di continuo dominaremo in den tro la spada & il pugnale del nostro contrario, che in tal modo il nostro corpo non sarà imboccato; cioè; ferito.