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Page:Regole di molti cavagliereschi essercitii (Federico Ghisliero) 1587.pdf/19

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l’iracondo sminuiremo la colera, accioche non sia precipitoso.

Et se bene il timore corrompe in gran parte per sua natura il giudicio, & impedisce il consiglio; & se benne l’istesso essetto fà l’iracondia, nondimeno si sarà facile al timido far l’audace: la qual cosa si farà, sesminuiremo la paura; laquale, quando non è molto grande, adduce seco diligenza: perche se’l timido con la ragione delle cosa si farà capace della facultà dell’armi, esso sarâ più animoso: poiche il mancar la virtii in colui, che teme, è cagione del timore.

Parimente all’ iracondo moderaremo la colera, & losaremo più atto ad usar della ragione, se con buoni auertimenti operaremo, che egli non si lasci transportar dale passioni; magli mostraremo, come debba ben bilanciare tutto quello, che può tornarli in aiuto, ò che può dargli impedimento; & che debba porsi ne’pericoli col piè dubbioso, & intrarvi pian piano.

Sappisi anchora, che per l’imaginatione di quelle conse, che ci fanno parer l’imprese facili, nasce in noi molta speranza, dalla quale poi siamo fassi arditi per quegli auantaggi, che sono assolutamentre in poter nostro; come dir le forze, & l’arte della scherma; & di quì animosamente operiamo, & co ragio ne otteniamo il nostro fine, ch’è la sola vittoria.