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Page:Scienza d’Arme (Salvator Fabris) 1606.pdf/117
HORA SIAMO GIONTI ALLA DIMOSTRATONE DELLE FERIte di spada, è pugnale, materia importante, & neccessaria assai più in queste armi, che nella sola spada, perche quiui[1] si tiene più ritirata la spada, & più scoperto il corpo, & doue il nimico può più non solamente auicinarsi mà ancora da più lati, & più strade andare à ferire, & perciò noi con buon proposito habbiamo messo il presente discorso in questo luogo alquanto più longo delli altri per maggiore intelligenza, & perche lo studioso di quest’ arte sappia con maggiore cautella guardarsi da simile pericolo, perche, senza dubbio, il moto del mettersi in guardia è il miglior tempo, che possa haueré il nimico per ferire, ò pigliare qualche uantaggio. Diciamo dunque, che qui si uedrà la prima ferita di spada, è pugnale, laquale è di quarta, & ferisce uno, che è in terza guardia senza effetto di diffesa, ne di offesa, & laquale ferita può essersi caggionata, perche il ferito sia andato à mettersi in guardia troppo uicino al suo nimico, il quale haurà pigliato quel tempo proprio, che questi poneua il piede in terra per fermarsi, & haurallo ferito nei punto della pausa, togliendoli così all’improuiso il potere fare cosa alcuna, errore anzi sciochezza di molti altri ancora, iquali sogliono dire io non ero anco in guardia non accorgendosi, che quando l’huomo hà la spada in mano si hà sempre da presuporre, che sia in guardia, che percio sidenno auertire due cose la prima di non andare tanto inanzi à fermarsi, che l’ auerssario possa in quel tempo ariuare l’ altra, che fermandosi si hà da guardare di non fare caduta alcuna, ne di corpo, ne di piede, ne d’ armi, mà conuiene mettere il piede in terra senza caduta posatamente, & lieuemente con le armi non lontane da quel sito, doue che l’huomo intende fermarle, anzi quan-
- ↑ Originally "queui", but corrected in the errata.