¶ Qui sono tre compagni che voleno alçider
questo magistro. Lo primo lo vole ferir sotto man
che porta sua lanza a meza lanza, L'altro porta
sua lança restada a tutta lança, Lo terzo lo vole
alanzare cum sua lanza. E si'e de patto che nissuno
non debia fare piu d'un colpo per homo, Anchora debano
fare a uno a uno.
¶ Vegna a uno a uno chi vol venire, che
per nessuno di qui non mi son per partire, Anche
in dente di cenghiaro son presto per aspettare.
Quando la lanza contra me vignira portada overo
de mane zitada, subito io schivo la strada
zoe che io acresco lo pe dritto fora de strada
e cum lo stancho passo ala traversa rebattendo
la lanza che mi vene per ferire. Si che de mille[1]
una non poria fallire. Questo ch'io façço cum
la ghiavarina, cum bastone e cum spada lo faria.
E lla deffesa ch'io fazo contra le lanze, contra
spada e contra bastone, quello faria li mie
zoghi che sono dredo.
¶ Questo si'e zogho del magistro ch'e denanzi che
aspetta cum la ghiavarina quegli da cavallo in dente
di çenghiaro in passar fora de strada e rebatter
ch'elo fa ello intra in questo zogho. E per che ello
sia inteso, io lo fazo in suo logo, che cum taglio e
punta lo posso ferire in la testa, Tanto porto
La mia ghiavarina ben presta.
¶ Anchora e questo zogho del ditto magistro ch'e
denanzi in posta de dente de zenghiaro, in suo
scambio io fazo questo ch'ello lo po fare. Quando
La lanza e rebattuda, io volto mia lanza, e si
lo fiero cum lo pedale, che questo ferro si'e temperado
e di tutto azale.
- ↑ Corrected from "e" to "l".