¶ Cum la mia man dritta daro volta tonda ala
tua daga, menandole in erto per apresso el tuo brazo
che tegno. E la tua daga mi remagnira in mano
per pegno. E poi ti trattaro segondo che sei degno.
¶ Si questa daga per apresso'l tuo cubito levo in erto
in mia man remara a firirte per certo. Ben che
questo zogho si vol far ben presto, per che lo contrario
no gli faza sinestro.
¶ Del Quarto Re e magistro io son contrafattore,
E questi zoghi due ch'e denanzi de mi sono fazzo lo
contrario, che per tal modo gli guastaro le man a'lor
e a'lor Magistro cum una tratta che faro subito. Se
elli fosseno ben armadi, io gli guastaria senza dubito.
¶ Io son Quinto Re Magistro per lo cavezzo tenudo
di questo zugadore. Inanzi ch'ello mi traga cum sua
daga, per questo modo gli guasto lo brazo, per che lo tenir
ch'ello mi tene a mi e grande avantazo. Che io posso
far tutte coverte prese e ligadure degl'altri magistri
rimedii e di lor scolari che sono dinançi. Lo proverbio
parla per exempio. Io voglio che ognun'ch'a scolaro
in quest'arte sazza, che presa di cavezo nissuna
deffesa no impaça.