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Page:Duello, libro de re (Paride de Pozzo) 1521.pdf/150

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Un gentilhomo se lamentava de uno cavaliero, ilquale lo havea infamato presente un gentil'homo martiale, quale audita la lamentatione del gentil'homo promesse fare disdire il cavaliero; & in caso che non lo facesse voria essere depincto; & facta la promessa il guerriero non fece desdire il cavaliero, dilche il gentil'homo lo recerca debbia servare la promessa, altramente il rechiede como mancatore de fede volerlo combattere. Lo guerriero responde io non voglio venire ad battaglia, ma si vorai depingere como promisse il poi fare; ma dopo vederemo como lofarai questo, per lo iudice dele arme examinato se dimanda se venire se debbe ad battaglia, & se conclude che non, attento che quello che non ha facto il guerriero con lo giuramento, & ha mancato non se gli debbe donare magiore punitione de quella che elesse de essere depincto; & basta in tale caso il depingere se vora, & altra battaglia non debbe seguire.

Se una donna po combattere, o personalmente, o per campione Capitulo XV.

Da uno cavaliero fo una gentile donna de sua honesta infamata, quale per vergogna delo honore l'ha mentito per la gola como un traditore ribaldo; disfidando in cio ad battaglia. il cavaliero replica essere l'officio dele donne il filare, & non il combattere. Se dimanda sel cavaliero potra recusare tale battaglia de non re-