cono non essere nobilita di natura, perche si vede per esperientia che di una progenie nasceranno huomini tutti virtuosi, forte, strennui, sapienti, costumati, et animosi naturalmente inclinati ad virtu, ad honore, et ad ben fare, et da un'altra progenie tutti virtuosi declinano ad utlita, et de vitii. et declaro che la nobilita e una vera innata, et generata nell'homo inclinato alle cose virtuose perche lhuomo nobile deve havere la virtu Cardinale, et la virtu della fortezza de non si lasciare superare dalli vitii, et dalle cose adverse, et e detta virtu, perche glie lanima della mente, et vince li vitii, et vive rettamente, et questa virtu si denomina dalla sola fortezza, et secondo Tullio, et sono detti virtuosi quelli che sogliono vencere lanimo loro tentato da molte battaglie de vitii, et imperho gli homini nobili deveno havere una virtu probata, et esperimentata cov vita laudabile, altramente seranno ignobili, et infami, et da essere cazzati dal conspetto de ogni huomo de principe virtuoso, secondo che vuole la lege civile, et deveno anchora havere questi nobili la virtu della iustitia in se, et nelli altri che sogliono essere deputati alla iustitia, et al regimento delle cita, et dice Tullio che la parte di questa tale iustitia sie havere, religione, pieta, gratia, vinditta osservatione et verita. Macrobio De Sonno Scipionis scrive che la iustitia deve havere sette virtu integrale, scilice innocentia affibilita, concordia, pieta, religione, affetto, et humanita, ma secondo li iurisconsulti, tre sonno le parte della iustitia, vencere, honestamente, non ledere altro, et dare a tutti la sua ragione, debbe anchora il nobile havere la virtu humana, cioe la prudentia, per laquale regase intenso, et la moltitudine subietta a se, debbeno, et gli nobili essere dottati della predetta virtu della fortezza, laquale ha suoi precetti cioe de resistere a gli nimici et, che siano senza timore, et essere patienti nel male, et preservare nel ben fare, et havere fiducia nel imprendere le cose difficile et grande, et questa la magnanimita secondo Tullio, et sono altre parte della fortezza, cioe la constantia, laquale e sotto magnificentia, et et etiam, l'animosita, laquale e la securita, la virilita, et strenuita et secondo Aristotile, la fortezza laquale se adopera per la disciplina militare e per arte, e per esperientia dele cose bellice, laquale opera e per passione de ira, e per consuetudine che la vittoria e per gran ignorantia di pericoli, anchora nelli nobili debbe concorre la virtu della temperantia laquale ha le sue parte, cioe la verecundia, et l'honesta et questa temperantia si debbe adoperar per l'homo nobile circa gli cibi, et la castita, et la pudicitia moderando gli molti[1] interiori de lhuomo, et si ha a operare circa clementia, a moderare gli motti della ira cerca la vendetta, et circa la modestia che se ha da moderare gli motti corporali, et operare si debbe la temperantia cerca la gravita, per laquale gli nobili se debbeno moderare nelli colloquii, et in male parlare de boni anchora havere la virtu de la fede, perche cerca l'opprobatione della fede loro sonno assai obligati, et dice Gregerio che le parole di uno nobile se debbe tenere per pegno et attendere quello che promettono, che la loro promessa si debbe[2] tenere per fatto, & debbono crescere in far beneficii, generalmente le virtu sono innate a gli nobili dela natura como Adam che hebbe le virtu nella creatione; & seguendo nella diffinitione della nobilita dico che la nobilita desidera & appetisse le cose honeste, & dicese honesto e colui che serve il stato de l'honore, & quello che non ha in se parte di turpitudine ad differentia di quello che male usa la honesta, & l'honore della dignita ad honesta gli homini honesti, & quelli sonno honesti nelli quali glie il premio, & honore secondo Aristotile, & non se dice dignita a quella che se conferisse a l'homo inhonesto, & impero gli homini honesti sonno da essere preposti alli officii, che l'honore non si debbe dare alli vili, & non per haver gran dignita, si pol dire essere honesto perche quello e honesto elqual e virtuoso, & non e vile & adiecto; & alla nobilita anchora bisogna honesta, laqual e parte della iustitia, et debbe la nobilita disprezar gli vicii, perche gli vicii sonno contrarii alla virtu, & ogni virtu ha gli vicii che gli sonno contrarii. primo, la virtu della fede ha per opposta la infidelita de Dio, & la blasfemia de Dio, & heresia, et cosi gli altri, & imperho gli vicii sonno opposti alla nobilita, perche il nobile si detto quasi non vile, ma notabile, perche facilmente uno conte e noto de infamia per li vicii secondo Tullio, & tutti quelli sonno nobili & degni, li quali sonno integri, virtuosi, & di bona fama, & pero gli vicii sonno opposti della virtu, perche per loro si perde la dignita laqual se acquista per le virtu, & si perdono gli privilegii della nobilita per falso testimonio, & periurio, & altri gravissimi delitti, & dicesi
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